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Karim Carella, quando la foto è poesia.


KARIM CARELLA ED I SUOI ATTIMI IMMORTALATI IN BELLISSIMI SCENARI FOTOGRAFICI.

karim Carella

Il mare, l’orizzonte, le imbarcazioni o semplicemente nebbia e vento, eternizzati dalla sensibilità interiore dell'autore, che vuole condividere le proprie emozioni interiori di fronte all'osservazione di ciò che per lui è pura bellezza. E’ cosi che le fotografie di Karim parlano, attraverso dolcezza e movimento, trasmettendo al fruitore pace, ma anche un sentimento nostalgico, immagini o ricordi, che ognuno di noi porta con se attraverso il tempo.



INTERVISTA


D. Quale è il tuo percorso artistico?

R.Sono un fotografo autodidatta e ho ereditato la passione per la fotografia da mio padre. Tra i miei ricordi d'infanzia c'è sempre la figura di mio padre alle prese con attrezzature fotografiche quali Hasselblad o Rolleiflex biottiche che hanno fatto la storia della fotografia. In fin dei conti posso dire che tutto è cominciato così. Negli anni, dopo una formazione prettamente scientifica, ho lentamente realizzato che ciò che più desideravo ardentemente era occuparmi di fotografia, così ho iniziato un mio personale percorso di formazione fotografica (letture di saggi, studi teorici affinamento delle tecniche e esercizi pratici) che mi ha portato a sviluppare dopo diversi anni il mio attuale stile fotografico.



D. Quale è l'opera più rappresentativa?

R. Per mia natura non sono mai soddisfatto al 100% degli scatti che realizzo, penso sempre di non aver ancora raggiunto l'espressione massima della mia idea fotografica. Sento di non avere una mia opera più rappresentativa perché fondamentalmente non credo d'aver ancora scattato la mia foto "perfetta". Immagino sempre che possa essere la prossima che scatterò e credo che sarà così per sempre.



D. Quali sono i messaggi che attraverso la tua produzione vuoi esprimere?

R. La mia produzione mira ad una fusione tra le bellezze offerte dalla natura e dai paesaggi e lo stato d'animo che l'accompagna, in una sorta di sublimazione sfumata tra esteriore ed interiore.



D Cosa significa, oggi, fare arte?

R. Molto spesso quando osservo il mondo dell'arte ho la sensazione d'essere un artista un po' anacronistico. Noto sempre più frequentemente che l'Arte oggi si abbina spesso al concetto di sensazionalismo e io mi sento distante da questo tipo di concezione. Per me fare arte è la narrazione estetica della bellezza della vita, così come traspare dalla natura e dalle sue forze generatrici, che siano il vento, il mare o le rocce, e come tale cerco di rappresentarla.




D. Estetica, scelta tecnica e stilistica, soggetti: quale e come si equilibrano nella tua composizione?

R. Nei miei paesaggi la composizione ricopre un ruolo determinante, credo rappresenti il cardine principe sul quale si sviluppa tutta la mia produzione. In questo senso dopo aver scelto un tema e i soggetti da ritrarre, pongo tutta la mia attenzione sull'aspetto compositivo, per creare uno scatto essenziale, molto rigoroso e il più possibile geometrico, per un elevato impatto estetico.

Compongo immagini minimal, affinché il soggetto principale dell'opera abbia un maggior risalto d'insieme e venga colto con maggior immediatezza dall'occhio dell'osservatore. Allo stesso modo prediligo le lunghe esposizioni perché mi consentono di congelare quel soggetto all'interno di un percorso temporale ampio e dilatato, segno del fruire e dello scorrere del tempo.





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