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Francesco Summo, artista ufficiale di EOTW si racconta.

Quale è il tuo percorso artistico?

Oggi che sono più maturo posso rispondere con un po’ più di certezza e serenità a questa domanda. Penso che il mio percorso artistico abbia avuto il suo momento importante nell’esperienza fatta con il pittore Mario Maré; anche se con lui ho solo disegnato e ascoltavo attentamente i consigli che dava agli altri pittori sull’uso del colore e delle varie tecniche pittoriche. Con questo non voglio dire che bisogna ritornare a “bottega” per essere bravi pittori, ma è comunque vero che l’abilità, la sensibilità pittorica propria e genuina, la si trova e la si esperisce fino in fondo solo attraverso un corretto uso del materiale. In sostanza, nell’ essere se stessi attraverso la tecnica, armonizzando così techne, psiche ed emozione.

Quale è l' opera più rappresentativa?

Quella che emoziona chi la guarda

Quali sono i messaggi che attraverso la tua produzione vuoi esprimere?

Cosa significa, oggi, fare arte? Vorrei rispondere a queste due domande con una unica risposta, perché penso siano strettamente legate. Fare arte oggi significa essere fuori dal mercato. Non dal mercato in generale, (sarei ipocrita), ma dal mercato odierno, quello che oggi conta, ma che non è detto per questo essere quello giusto, quello vero. Essere se stessi attraverso l’arte per questo mercato non conta. Credo ci sia la tendenza di ritrovare attraverso questa arte che non approvo, la voglia antica mascherata dalla provocazione, di far parte di un gruppo, come succedeva nella seconda metà dell’ottocento fino al secondo novecento. Non è più così! Oggi l’artista è solo con se stesso e guarda attraverso la sua opera in faccia tutto il mondo, (anche perché grazie alle nuove tecnologie è diventato per certi versi piccolo, il mondo). Con questo non voglio dare un’idea spaventosa e sofferta del rapporto arte vs umanità. Anzi, direi che questo ci spinge all’essenziale, ad una sintesi tra il mondo interiore di chi crea e quello di chi guarda. Processo che è iniziato con l’arte moderna del rinascimento, che metteva al centro l’uomo per poi, anno dopo anno, secoli dopo secoli, metterlo in discussione attraverso la propria sensibilità con l’umanità che lo circonda. L’artista non è parte scissa dal mondo in cui opera.

Estetica, scelta tecnica e stilistica, soggetti: quale e come si equilibrano nella tua composizione?

Posso dire di aver cominciato il mio vero percorso artistico con l’acquerello. Lavoravo con pennelli molto grossi e quindi con molta acqua. Il colore tendeva a fare quello che voleva ed era mio compito gestirlo per tirare fuori una figura. In sostanza si instaurava un rapporto, un dialogo tra me e il materiale in cui la magia voleva dire realizzare un incontro proficuo tra quello che il materiale mi suggeriva e quello che io avevo in mente, che volevo realizzare. Oggi, benché lavori con materiali diversi, più statici, sento essere ancora questo il mio percorso estetico. Trovare un equilibrio tra quello che gli oggetti e i materiali che usi per dipingere esprimono e la mia sensibilità. Quando questo accade allora subentra anche il fattore compositivo: il ritmo, la non staticità. Per quanto riguarda i soggetti: vengo da Milano, mi sono stabilito in campagna e dopo più di vent’anni mi guardo intorno ancora con curiosità.


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