Espressionismo astratto nell'intenzionalità poetica di Daniela Matchael
La Critica d'arte di ALESSANDRO RIZZO
a Daniela Matchael, Artista di Emotions of the world.
Si forma alla Scuola d'Arte Panamericana di San Paolo, viene dal Brasile, terra dalle grandi intuizioni creative e dagli immani stimoli naturali, espone in personali e in collettive in diverse città del suo Paese, e non solo, prima di spiccare il volo per gli Stati Uniti, dove tutt'oggi vive: parliamo di Daniela Matchael. La formazione dell'artista si assapora vividamente in quel contesto che è un laboratorio estroso di grande contaminazione eterogenea, nonché plurale, quale la Scuola d'Arte di San Paolo, che vede correnti ed espressioni poetiche varie confrontarsi. E' in questo solco che Daniela muove i suoi primi passi, affermandosi già sulla scena nazionale, quella brasiliana, e internazionale come figura che si propone chiara e determinata in una propria autodeterminazione, artistica, estetica quanto contenutistica. In questo solco si erge una formazione e un percorso autonomo che ha dato personalità autorevole a una pittura e a una produzione, quale quella di Daniela, fortemente eclettica, che vive con la materia quel rapporto simbiotico che porta ad affermare l'essenzialità della sua arte, della sua produzione. Il rapporto che la stessa autrice apprende e intrattiene nell'atto della creazione con gli oggetti utili alla realizzazione dell'opera diventa parte principale della narrazione della sua espressività artistica e, quindi, lirica.
Tratti essenziali, forti, determinati, dettagliati portano a un movimento continuo di forme e di immagini, che sembrano sprigionarsi dalla tela, l'autrice dipinge quasi sempre su questo supporto tecnico, così come utilizza la tempera a olio come parte basilare delle sue pennellate, e che diventano quasi plastiche, coinvolgendo il punto di osservazione dello spettatore in un gioco complice con la sensazione, quindi emozione elevata, che la stessa autrice ha provato in modo immediato nell'eseguire l'opera. Daniela dirà che era in viaggio da Dallas a Denver e in quel mentre, guardando dal finestrino dell'aereo, abbia potuto apprezzare quel movimento mistico e reale, ideale e concreto, surreale e tangibile che è la realtà, la natura, il mondo, il contesto ambientale e fisico in cui era inserita: questo suggerimento, percepibile quanto vivo, ha portato l'autrice a cercare di trasporla in modo informale sulla stessa tela nella sua totalità.
Si respira, quindi, ciò che ha dato vita a una delle sue collezioni più famose, "Campi": l'arte è presente nella sua dirompenza estetica e nel suo significante poetico in tutte le parti dell'opera, diventando, quindi, totale, universale, equilibrata, ma allo stesso tempo cinetica, viva, energica, mobile, dinamica, tanto da configurare quello che l'informale, espressionisticamente parlando, ci suggerisce, ossia l'assenza di una visione razionale e il sopravvento di una guida puramente emotiva e sensazionale del tratto creativo dell'artista, che si palesa in modo non filtrato, non pensato, non riflettuto, sincero quanto diretto.
Daniela è consapevole della sua arte, insegna pittura e tiene corsi di disegno, e il contributo alla propria produzione è di sapienza e ricerca continua, seppure non manchino mai quegli elementi distintivi che improntano la sua opera: la sincerità e l'immediatezza, genuine e incisive, della sua creazione artistica. Si parte, come in una lunga narrazione, dalla realtà, dall'elemento tangibile e concreto per, poi, giungere a un'astrazione che è quasi vortice onirico, ipnotico nella sua manifestazione, visionario e suggestivo, che ci porta ad addentrarci nelle pieghe intime e interne di un reale che si trasforma e che è un fluido in divenire. I sentimenti che Daniela prova nel contemplare il reale corrono e si palesano attraverso le linee, i colori, le tinte cromatiche, i chiaroscuri che si penetrano e si compenetrano, la luminosità intervallata con le ombre, le calibrate sfumature che ci portano verso un assaggio di surrealismo, un flusso continuo e irrompente di quell'inconscio, sollecitato dal divenire magmatico del reale. Tutto è casuale nella produzione di Daniela e non può essere ascrivibile a un contesto razionale e razionalizzante, in quanto è l'emozione che conduce l'artista alla creazione quasi visionaria della sua opera: è l'automatismo psichico che ci porta a vedere un allontanamento dal reale, pur avvicinandocisi e addentrandocisi in esso. Daniela Matchael è eclettica nella sua produzione artistica: vive di una sapienza e di una maestria nell'utilizzo dei colori tali da diventare suoi unici e principali alfabeti narrativi ed esplicativi del moto intimo e interiore che si rileva nella stessa autrice, così come nello spettatore, al momento della contemplazione, quasi simbiotica ed empatica, della realtà.
Le forme diventano parti essenziali del tratto in Daniela Matchael: i colori supportano, quasi fossero canoni espressionisti, quella ricerca, continua, quella sperimentazione, sempre presente, che avvalora l'aspetto qualitativo e contenutistico dell'opera. La forma, quindi, diventa parte principale della tela di Daniela Matchael, quell'incontro dell'occhio interpretativo dell'artista con il mondo, attraverso il sentimento e l'emozione: un incontro tra natura e uomo, significante di un percorso intimo che diventa estetica pura di un moto espressionista, con venature di astratto e di concettualismo immediato, in quanto attraverso le pennellate, forti e decise, e i colori, in una commistione universale, si legge e si interpreta, vivendola, quella intenzionalità tutta dell'autrice.